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Storia
Omegna è una comunità molto antica. Non ci sono testimonianze dirette della romanizzazione (anche se la popolazione parla impropriamente di “Porta Romana”, indicando in realtà una vestigia medievale). Restano invece testimonianze preromane.
Il nome Omegna deriva da Vemenia, sincope di Vicus Omania. Il nome Vemenia è stato trovato scritto per la prima volta nella Tavola Peutingeriana (copia di un’antica carta itineraria militare) redatta, probabilmente, durante l’impero di Teodosio (408-450 d.C.).
Sono state avanzate diverse ipotesi riguardo all’origine del nome di questo paese. Secondo alcuni è da ricondurre alla parola Umania che nella lingua basca sta ad indicare un luogo sul lago (tra i primi popoli stanziati nel Cusio ci sarebbe quello degli Osci, di origine iberica). Un’altra ipotesi vorrebbe far derivare Omegna dall’alpe dell’Om che sovrastava la città. Infine la tradizione popolare fa risalire il nome della città ad una frase di Giulio Cesare “ Voeh moenia!” ovvero “guai o mura!”, questa esclamazione sarebbe stata gridata dal condottiero di fronte alla resistenza del Borgo che gli impediva di proseguire la sua avanzata verso la Francia.
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L’insediamento antico del nostro territorio è provato dai ritrovamenti archeologici di Cireggio (quartiere della città), dove si sono rinvenuti frammenti fittili e litici della tarda età del bronzo e del ferro, e del Monte Zuoli, dove si è individuato un altare protostorico, un possibile scivolo rituale e i massi coppellati (misteriosamente incisi con delle specie di fori). Tra i primi popoli stanziati nel Cusio fino a tutto il II millennio a.C. si annovera tradizionalmente quello degli Osci di origine iberica. All’inizio del I millennio a.C. un altro popolo migratorio, i Liguri, approdati cinque secoli prima dal nord Africa in Gallia, perviene nelle nostre zone con la tribù dei Leponzi, staccatasi dalla più grande dei Taurisci (abitanti dei monti), suddividendosi nelle tribù minori dei Siconii (lungo il Sesia), degli Aconii (lungo l’Agogna superiore, la sponda verbanese del Mottarone, l’Ossola), degli Usii (lungo la Valstrona, la Cremisina e le sponde del nostro lago). Nel V secolo a.C. i Celti invadono le pianure piemontesi e lombarde. I Romani li sottomettono alla fine del III secolo a.C. e, costruendo le strade per la nuova provincia attraversano la nostra zona sulla sponda orientale del lago con l’importante via Settiminia che da Genova conduce nei territori dei Franchi.
Nel 437 d.C. riprendono le invasioni barbariche con gli alani unitisi ai Vandali di Genserico, che avrebbe accordato al paese il privilegio di promulgare autonomamente le leggi (da qui secondo la tradizione il motto dialettale “la Nigoglia la va in su e la legge la femo nu”). Seguono gli Unni di Attila, i Burgundi, i Franchi Alemanni e nel 569 i Longobardi di re Alboino. Nel 774 ritornano i Franchi di Carlo Magno chiamati dal papa per combattere Desiderio, ultimo re dei Longobardi. Fatto prigioniero quest’ultimo, s’impadroniscono del regno fino all’888.
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Dall’XI al XII secolo Omegna e la Valstrona entrano a far parte del feudo dei Conti di Crusinallo, nominati feudatari imperiali.
Dopo il Mille ad Omegna sorge la Pieve, una struttura religiosa con influssi sulla struttura sociale. Al vertice della Pieve vi è un capitolo di Canonici che risiede presso la Chiesa di Sant’Ambrogio, il più antico edificio religioso della città.
Nel XII secolo Omegna viene insignita del titolo di Borgo e cinta di mura, con cinque porte ed un castello situato sulla collina del Mirasole, poi chiamata il roccolo dei Francia. Posto sul colle e dominante il lago, il castello era munito di torri secondo l’uso medievale. Il castello era collegato al borgo sottostante tramite una strada sotterranea che partiva dalla porta che immetteva nella Valstrona.
Nel 1312 Omegna si costituisce come libero comune passando così sotto la giurisdizione di Novara, a sua volta sotto il dominio di Milano. Nel 1361 i Visconti distruggono il castello sul poggio Mirasole oltre alle restanti opere difensive di Crusinallo.
Nel 1450 con l’infeudazione ai Borromeo, Omegna trascorre un periodo di tranquillità e stabilità che cessa però con il ducato degli Sforza. Durante la signoria degli Sforza iniziano i lavori di costruzione del Ponte sul torrente Strona, che la tradizione popolare attribuisce all’epoca romana. Alla caduta di Ludovico il Moro il paese ritorna ai Borromeo.
Durante tutto il 1500 Omegna attraversa un periodo di grave crisi economica anche a causa della scarsità dei raccolti. Questo periodo di crisi porta gli omegnesi a difendere i loro diritti, tra i quali, quello di esercitare il mercato, unico mezzo per poter commerciare con i paesi vicini e unica attività commerciale redditizia.
Il borgo segue le sorti del ducato di Milano fino al 1743 quando con il trattato di Worms passa ai Savoia insieme all’alto novarese.
Successivamente giungono gli echi della Rivoluzione Francese e anche il Cusio viene percorso da una ventata libertaria e repubblicana, ma alla discesa di napoleone viene occupato dai francesi.
Il Congresso di Vienna sancisce la restaurazione dei Savoia: Omegna diventa capoluogo di mandamento con un proprio esercito e viene sottoposta alla giurisdizione della provincia di Pallanza dipendente dal senato del Piemonte.
Seguono le guerre di indipendenza contro l’Austria.
Proclamato il Regno d’Italia anche il Cusio entra a farne parte.
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Nell’Ottocento la ricchezza delle acque permette l’insediamento delle prime fabbriche come il Fabbricone e la Ferriera,grazie al capitale straniero e alla manodopera locale, specializzata in seguito a lunghe stagioni di emigrazione in Francia e Germania. Il Cusio tocca il massimo sviluppo industriale nei primi decenni del Novecento: il maggior benessere economico permette uno sviluppo demografico condizionato anche dall’afflusso di manodopera immigrata proveniente da altre zone d’Italia. L’importanza economica della città cresce a tal punto da essere collegata a Pallanza da una tramvia elettrica nel 1913.
Durante la Seconda Guerra Mondiale il Cusio è teatro di una strenua resistenza antifascista ed antinazista capeggiata dal capitano Filippo Maria Beltrami, in un avvicendamento di successi e lutti (sessanta caduti tra civili e partigiani). Omegna fu alla base della liberazione partigiana dell’Ossola nel settembre del 1944.
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